venerdì 1 luglio 2011


Tra i vari libri che ho letto ci sono anche quelli di fabio volo, non è proprio un grande scrittore e forse scrive ciò che la gente vuole leggere. Ma io li ho letti tutti...tranne l'ultimo.. 
Gli argomenti alla fine sono gli stessi e spesso confondo le varie storie perché molto simili. E pure ci sono cose che spesso e volentieri mi ritornano in mente. Come ad esempio questa:


 " Succedeva che la incontravo e facevo il duro, l’indifferente, le chiedevo 
come stava e quando me lo chiedeva lei, le ripetevo: «Sto bene... adesso sto 
bene». 
     A volte invece andavo sotto casa sua dicendole che volevo parlarle e mi 
mettevo a piangere chiedendo, mendicando e supplicando un’altra chance. 
     Era amore o orgoglio? So solo che ho sofferto come un cane, e lei mi 
diceva: «Non fare così, ti prego, mi fai stare male, l’ultima cosa che voglio è 
quella di farti soffrire. Vedrai adesso incontrerai un’altra e tra un mese non 
ti ricorderai più di me, ti telefonerò e ti dirò ciao sono Alessia e tu mi 
dirai... Alessia chi?». 
     Quelle sue parole erano la pacchetta sulla spalla, che fa più male di un 
cazzotto in faccia. 
     L’altra frase che non sopportavo, era quella che mi dicevano gli amici: 
«Con tutte quelle che ci sono, morto un papa se ne fa un altro». 
     È vero, avevano ragione i miei amici, ci sono tante donne in giro, è pieno 
di donne ovunque, anche più belle, ma io ne volevo solo una: io volevo lei, non 
chiedevo altro, semplicemente lei.     
 Il tempo era lento, pesante, materiale. Me lo sentivo nello stomaco, nella 
testa, nelle gambe. 
     Non potevo fermarmi, dovevo sempre fare qualcosa, ma non avevo voglia di 
fare niente."


Oppure c'è questa: 


"Oltre ad Alessia, Lucia e Lauretta, mi ricordo che mi ero preso una cotta
per Beatrice. Adoravo il suo strano modo di camminare, con le punte dei piedi un
po’ in fuori – merito del suo splendido e delicato passato da ballerina. Mi
piaceva il timbro rauco della sua voce. Mi eccitavano quei suoi denti un po’
storti che la facevano così particolare, e amavo il suo naturale modo di
adattarsi alle situazioni e alle mie decisioni, che la facevano così saggia e
indistruttibile. E poi chiamava al telefono ogni volta che ne aveva voglia, emi
faceva sentire sempre desiderato. 

Poco dopo: non sopportavo il suo ridicolo modo di camminare, con quei piedi
da papera a mo di Chaplin, colpa di quel suo noiosissimo e un po’ snob passato
da ballerina mancata. Mi irritava la sua voce da trans. Avrei voluto raddrizzare
a mani nude quei suoi cavolo di denti parcheggiati in seconda fila, che in
alcune situazioni mi facevano anche male. E quanto mi faceva incazzare il fatto
che non decidesse e non sapesse mai cosa fare o dove andare. Avrai pure delle
preferenze, delle idee dico io, e poi cosa cazzo continui a chiamare, che fai
controlli? "



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